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“Golden Power” dieci anni dopo

C’era una volta la Golden Share … Ma quella italiana era molto “golden” e poco “share”: i poteri speciali spettavano bensì al Tesoro in quanto socio, ma non derivavano dalle sue azioni (tanto meno di categoria come nell’esperienza inglese) e non erano misurati dalle azioni. E soprattutto era così “golden” che i poteri speciali (di veto all’adozione di particolari delibere; gradimento all’assunzione di partecipazioni rilevanti o alla stipulazione di accordi parasociali; nomina di preposti) erano capaci di svuotare il controllo derivante delle azioni (altrui), controllo peraltro già di per sé molto osteggiato nel suo formarsi nelle società privatizzate, stanti l’artificiosa frammentazione del capitale di tali società e i tetti massimi di partecipazione che le rendevano non scalabili per mantenerle (sic!) delle “public company” …

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